Le CER - Comunità Energetiche Rinnovabili - sono tra i temi che si sono trattati in questi giorni nel corso della 6ª edizione del Festival Nazionale dell’Economia Civile. Maurizio Gardini (Presidente Confcooperative), a tal proposito, ha dichiarato: «Nel percorso di transizione verde, energetica ed inclusiva, le comunità energetiche sono uno strumento strategico di sostenibilità, ma, soprattutto, un modello cooperativo. Va ricordata, a tal proposito, la virtuosa esperienza maturata in Italia delle c.d. “cooperative elettriche storiche” - costituite tra la fine del 1800 e gli inizi del 1900 nell’ambito di comunità montane dell’arco alpino». Con riferimento alle configurazioni di autoconsumo diffuso e di comunità energetica, Gardini ha detto: «Negli ultimi mesi si è finalmente compiuto il percorso di approvazione della normativa e delle disposizioni tecnico-operative necessarie e risulta aperto il portale per la presentazione delle richieste di incentivo. E’ diventato quindi possibile concretizzare i progetti fino ad ora avviati ed in discussione con diversi e diversificati interlocutori. L’auspicio è che finalmente possano decollare vere comunità energetiche, costituite secondo logiche comunitarie, di sostenibilità e non speculative».
Ma il Paese è pronto? Per Gardini «in questi anni, a partire dal recepimento sperimentale del 2019, Confcooperative - che ha raccolto da tempo la sfida della transizione ecologica ed energetica per orientare le cooperative associate verso modelli produttivi e di consumo sostenibili, in equilibrio con le esigenze di competitività sul mercato interno e globale e con la massima attenzione a comunità e territori - ha lavorato a livello nazionale e locale per interloquire con le Istituzioni ed i servizi tecnici, per costruire il quadro normativo, per fare formazione, informazione, sensibilizzazione, per sviluppare nuove progettualità. Abbiamo condiviso idee ed iniziative con Comuni, associazioni locali, associazioni ambientaliste, ma, in particolare, con Parrocchie e Diocesi che riteniamo essere un ambito privilegiato di aggregazione, promozione e confronto per la costruzione di progettualità davvero solidali e sostenibili. Si è lavorato per promuovere modelli virtuosi e realmente comunitari che, a differenza di modelli eterodiretti, spesso da investitori esterni, consentano produzione e scambio di valore e competenze tra i soci e nell’ambito delle comunità locali in cui si opera, enfatizzando l’attenzione alle ricadute in termini di sostenibilità sociale ed ambientale delle attività poste in essere ed evitando che la comunità energetica risulti soprattutto uno strumento per generare profitti a vantaggio di un investitore, piuttosto che uno strumento per distribuire valore ai soci ed al territorio». «Le strutture, le società di sistema e i gruppi bancari che fanno parte del sistema di Confcooperative hanno la giusta fisionomia per realizzare tutti questi ambiziosi obiettivi ed hanno un incredibile potenziale per operare una trasformazione strutturale del sistema energetico, per garantire un coordinamento efficace, investimenti ed azioni sul fronte della domanda e dell’offerta di energia e sulla trasformazione di processi produttivi, industriali e di consumo, con massima attenzione all’ambiente ed al territorio» ha detto Gardini, che poi ha concluso: «Perché crediamo così tanto nelle comunità energetiche e, in particolare, nelle comunità energetiche in forma cooperativa? Non è solo un tema di promozione cooperativa: il valore aggiunto delle comunità energetiche risiede, tra l’altro, nella capacità di rappresentare una importante leva per lo sviluppo locale e di essere espressione e presidio dei territori, in stretta connessione con la comunità locale».